Elisa Martinelli è medico chirurgo, specialista in dermatologia e medicina estetica. Oltre alle varie patologie della pelle, segue con particolare impegno l'esame dei nei per la prevenzione del melanoma, unghie e capelli, utilizzando attrezzature specifiche di ultima generazione. Pratica asportazioni chirurgiche ambulatoriali. Nel campo dela medicina estetica si dedica alla bellezza del viso, grazie al fotoringiovanimento e trattamento delle rughe.
giovedì 11 marzo 2010
ROSACEA FACCIALE
ROSACEA
La rosacea è una dermatosi facciale benigna in cui sono presenti, in modo variabile, i seguenti sintomi: eritema e teleangectasie della regione centrale del volto, papule, pustole, edema del viso ed iperplasia delle ghiandole sebacee, raramete si osserva un coinvolgimento oculare.
E’ un’affezione molto frequente e ciò che spinge il soggetto alla visita specialistica è l’aspetto estetico ed il pregiudizio sociale che gli occhi arrossati ed il naso “rubicondo” siano sinonimi di etilismo.
La causa dell’insorgenza della rosacea non è nota. Alcuni studi evidenziano la presenza di un’ alterazione vaso-motoria. Altri autori hanno dimostrato una significativa associazione tra rosacea e gastrite da Helicobacter Pylori. L’etio-patogenesi rimane ancora, tuttavia, sconosciuta. I fattori scatenanti e peggiorativi comprendono: la fase post-prandiale, emozioni, sbalzi di temperatura soprattutto dal freddo al caldo, ingestione di cibi piccanti, piatti e bevande calde, assunzione di alcolici. Tutti questi elementi infatti provocano una vasodilatazione dei capillari del viso che nei soggetti con rosacea portano ad effetti permanenti.
Da un punto di vista clinico, la rosacea è una patologia evolutiva che attraversa 4 stadi via via più gravi. Il 1° stadio o dei flush è caratterizzato da vasodilatazioni acute del viso, scatenate dai fattori sopracitati, di breve durata, con risoluzione completa.
Nel 2° stadio o rosacea teleangectasica si osserva invece un arrossamento permanente di tutto il viso e la presenza di capillari dilatati a livello del naso e delle guance. Il 3° stadio o rosacea papulo-pustolosa si caratterizza da un fondo eritematoso e teleangectasico diffuso su cui compaiono papule infiammatorie e pustole, localizzate prevalentemente sulle guance. Nel 4°stadio o del rinofima l’aspetto più tipico è la presenza di una tumefazione del naso, che appare grande, rosso e bitorzoluto.
La diagnosi è clinica. La terapia dipende dallo stadio della malattia. Per la rosacea in I e II stadio si preferisce una terapia locale. Per le forme in III e IV stadio alla terapia topica va associata una cura sistemica di tipo antibiotico. Il trattamento dell’eritrosi facciale e delle telangectasie si può effettuare con la laser-terapia.
DERMATITE ATOPICA
La dermatite atopica (D.A.) è una malattia ad etiopatogenesi multifattoriale che si contraddistingue, sul piano clinico, per lesioni eczematose intensamente pruriginose ad evoluzione cronico-recidivante, secchezza cutanea generalizzata ed ipersensibilità della pelle.
Rappresenta una delle più comuni malattie dell’età pediatrica con un’incidenza del 10% e solo nel 2% dei casi fa la sua comparsa nell’adolescenza ed in età adulta. I due sessi vengono colpiti con uguale frequenza.
La D.A. insorge su una forte base genetica e la familiarità per questa patologia o per altre malattie alergiche (asma, oculo-rinite) è positiva. Accanto alla reazione allergica specifica, nei pazienti affetti da D.A., è presente un difetto della superficie cutanea, che porta ad una riduzione della fisiologica funzione di barriera della stessa, rendendo più facile la penetrazione di allergeni, sostanze irritative, batteri. L’alterazione immunitaria su base genetica con predisposizione allo sviluppo di allergie assieme all’alterazione della barriera cutanea portano ad un’aggravamento della dermatite e creano un circolo vizioso complesso e che si automantiene. L’esposizione ad alcuni fattori ambientali (luoghi polversi, animali domestici, fumo), sudorazione, freddo o fattori psicologici (nervosismo, stress) possono scatenare e/o aggravare la dermatite.
Nei primi mesi di vita la D.A. si manifesta soprattutto sul cuoio capelluto e sul viso con chiazze eritematose con piccole vescicole molto pruriginose. Col passare dei mesi e degli anni le lesioni tendono a localizzarsi più spesso alle pieghe di gomiti e ginocchia, polsi, caviglie, collo ed estremità degli arti. Le lesioni sono inoltre più “secche” rispetto a quelle essudanti della prima infanzia e possono accompagnarsi ad ispessimento della pelle con fissurazioni dolorose. Il prurito è tuttavia sempre presente, in modo costante, e molto intenso, in ogni fase evolutiva ed ha un ruolo cruciale sulla qualità della vita, perché provoca il bisogno di grattarsi continuamente, causando irrequietezza, nervosismo, insonnia e depressione, fino a raggiungere, nei casi più gravi, situazioni in cui la persona affetta dalla malattia, si all’allontana dall’ambiente di lavoro e dalla vita sociale in generale.
Come accennato all’inizio, il decorso della D.A., sia nel bambino, sia nell’adulto, è caratterizzato da un andamento cronico-recidivante, che alterna fasi di miglioramento a fasi di peggioramento dei sintomi, in cui giocano un ruolo precipitante fattori psicologici, dietetici, infettivi ed ambientali. In una certa percentuale di casi inoltre, si può realizzare la cosidetta “marcia allergica” che consiste nella comparsa di nuove allergie ed all’interessamento di altri organi ed apparati, con commistione di dermatiti allergiche cutanee ed allergie respiratorie.
La diagnosi di D.A. si basa quasi esclusivamente sulla clinica ed i criteri più importanti sono il prurito, l’aspetto e la sede delle lesioni, l’andamento cronico-recidivante e la storia personale o familiare di atopia.
Data la natura allergica di questa dermatite, oltre alla valutazione clinica, si dovranno effettuare tutti i test allergologici.
La terapia è solo sintomatica, non è infatti possibile la guarigione definitiva, ed è incentrata sulla riduzione del prurito e del grattamento. E’ fondamentale che, accanto alle terapie mediche, vengano adottate tutte le misure igenico-ambientali e dietetiche per ridurre al minimo i fattori scatenanti.
PSORIASI
PSORIASI
La psoriasi è una frequente patologia infiammatoria della cute, ad andamento cronico-recidivante (con caratteristici miglioramenti estivi grazie al mare ed al sole e peggioramenti nella stagione invernale), con una forte base genetica.
La percentuale di individui affetti da questa malattia è stimata tra il 3-5%. Sono stati riscontrati due picchi di insorgenza, uno precoce (16-22 anni) ed uno tardivo (50-60 anni), l’età media di comparsa è intorno ai 30 anni, nei bambini è rara. La prevalenza nei due sessi è sovrapponibile.
La psoriasi è un’affezione a patogenesi multifattoriale. Le alterazioni genetiche, riscontrate nei pazienti psoriasici, sono alla base dell’alterazione del corretto funzionamento del sistema immunitario, tale per cui la psoriasi si potrebbe inserire tra le malattie autoimmuni su base genetica. La comparsa clinica della malattia è legata ad una serie di fattori scatenanti, sia esogeni che endogeni. Tra quelli esogeni ricordo: lo stress, i traumi, le infezioni, i farmaci (Betabloccanti, ACE-inibitori, FANS, antimalarici), il fumo e l’alcool. I fattori endogeni sono da ricollegare alle alterazioni genetiche ed alla loro trasmissione ereditaria.
Esistono numerose varianti cliniche della psoriasi ma quella di più comune riscontro è la psoriasi volgare o in placche. La psoriasi volgare si manifesta con chiazze eritemato-squamose, di forma rotondeggiante, talvolta pruriginose. Le sedi tipiche sono costituite dalla superficie esterna di gomiti e ginocchia, regione lombo-sacrale, cuoio capelluto, mani e piedi. L’estensione corporea e la durata della patologia sono estremamente variabili da paziente a paziente. La secchezza cutanea generalizzata è un sintomo comune a tutte le forme di psoriasi.
Le varianti cliniche della psoriasi volgare sono le seguenti: palmo-plantare, guttata (chiazze di piccola dimensione), delle pieghe (ascelle, pieghe sottomammarie, addominali ed inguinali), delle mucose genitali, ungueale, pustolosa palmo-plantare. Le varianti cliniche gravi sono rappresentate dalle seguenti forme: universale ed eritrodermica (con interessamento di gran parte della superficie corporea), pustolosa generalizzata, artropatica.
La diagnosi di psoriasi è prettamente clinica. Raramente, nei casi dubbi o nelle forme meno tipiche, è indicata la biopsia cutanea come conferma diagnostica.
La terapia è condizionata dall’estensione, dalla gravità e dalla localizzazione delle manifestazioni cutanee. La guarigione definitiva non è comunque possibile. Le forme lievi e moderate vengono trattate con terapie locali. La fototerapia nelle forme moderate può dare buoni risultati ma causare a lungo termine problemi di fotoinvecchiamento e soprattutto di cancerogenesi.
Per le forme gravi di psoriasi si ricorre a farmaci sistemici ad azione immuno-soppressiva ed, in casi selezionati, ai moderni farmaci biologici.
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